I restauri del crocifisso del 1300 di Sacconago


Relazione tecnica dell’intervento di restauro di un Crocefisso ligneo policromo di proprietà della Parrocchia di Sacconago
a cura del laboratorio di restauri "San Gregorio"

Soggetto: Crocefisso ligneo policromo
Epoca: Fine XIV- inizio XV secolo
Dimensioni: Croce: h 235x144
Ubicazione originale: Chiesa dei Santi Pietro e Paolo – arcone trionfale
Ubicazione finale: Chiesa parrocchiale Sacconago, in cappella sul lato sinistro

Stato di conservazione

Il Crocefisso, posizionato sull’arcone trionfale al termine dell’unica navata della chiesa, risultava ancorato alla parete mediante staffe metalliche ed un gancio, al quale si inseriva l’anello, in ferro, sito al centro, nella parte alta della schiena del Cristo.
Spessi depositi di polveri e di sporco grasso coprivano l’intera superficie dipinta impedendo la leggibilità dei reali valori cromatici, anche se non originali, dell’opera; infatti dalla presenza di numerose zone in cui il colore e gli strati preparatori risultavano sollevati dal supporto e prossimi alla caduta, nonché da lacune già esistenti, si è potuto rilevare la presenza di estese ridipinture che occultavano la materia pittorica sottostante.
Sollevamenti e cadute sono stati riscontrati su tutta la superficie anche se la maggior concentrazione appariva in particolare nelle zone corrispondenti agli arti inferiori.
Da alcuni piccoli tasselli stratigrafici e dall’osservazione delle lacune esistenti si è rilevato che le ridipinture sovrapposte allo strato pittorico originale erano due, così descrivibili: la ridipintura più superficiale, quindi la più recente, presente indicativamente su tutta l’opera, con una preparazione sottile di color bianco verdastro, mentre la seconda ridipintura sottostante, possedeva una preparazione gessosa molto spessa di colore bianco, sotto la quale, sembrava comparire il supporto ligneo con frammenti di colore appartenenti alla stesura presumibilmente originale.
Una marcata fessurazione con andamento verticale attraversava tutto il torace ed il perizoma del Cristo, mentre una di più modesta entità e lunghezza era presente sul lato sinistro del volto.
La stesura del colore appariva a pennellate corpose con la presenza di crettatura causata da essiccamento e dalle varie sovrammissioni di materiali a spessori diversi.
Il capo del Cristo era adornato da un’aureola lignea, dipinta grossolanamente senza la presenza di preparazione, aggiunta secondariamente forse a sostituzione dell’originale andata persa e/o deteriorata.
Si è riscontrata un’unica spina nella corona che cinge il capo del Cristo; il segno della presenza di quelle mancanti, risultava infatti quasi completamente coperto dallo spesso strato di ridipinture e gessature.
Tre grossi chiodi metallici fissavano mani e piedi alla croce lignea policroma, anch’essa non coeva alla statua; lo testimoniavano l’evidente fattura recente e la presenza di fori non corrispondenti a quelli del Crocefisso in questione.
Anche la croce e relativo cartiglio presentavano evidenti problemi legati all’adesione e coesione dello strato preparatorio al supporto ligneo con manifestazioni di sollevamenti e lacune distribuite sull’intera superficie.
Depositi di polveri coprivano la materia e rendevano difficile la lettura della giusta cromia.
Fori provocati da chiodi erano presenti nella parte inferiore del braccio lungo della croce probabilmente creati per supportare drappi o panneggi per esigenze a scopo devozionale.
Fori di sfarfallamento da attacco xilofago sono poi stati riscontrati sia sulle estremità inferiori del Cristo che sulla croce.

Intervento effettuato

Cristo


Per gentile concessione di: www.restaurisangregorio.com


L’intervento di restauro si è concentrato inizialmente sulla tempestiva operazione di consolidamento degli strati materici costituenti l’opera, tali da garantirne l’adesione e consentire di procedere alla rimozione dello sporco e delle ridipinture che ne occultavano la cromia.
Il processo di consolidamento è stato realizzato con l’iniezione di colletta animale (1:12) nei sollevamenti superficiali e di lieve entità, previa velinatura e conseguente pressione attraverso spatola a caldo, mentre dove questa non risultava sufficiente, si è intervenuti con l’apporto di resine di natura acrilica riadagiando e riportando i sollevamenti nelle loro sedi di origine.
E’ stato così possibile effettuare un primo intervento di pulitura con la rimozione delle polveri mediante l’utilizzo di pennelli a setole semi-morbide e con l’ausilio di mezzi aspiranti.
Un impregnante insetticida incolore è stato iniettato, attraverso i fori di sfarfallamento presenti a protezione del legno dall’aggressione di insetti xilofagi.


Preliminari tasselli di pulitura, sono stati poi realizzati, a conferma delle ipotesi fatte in riferimento alle varie sovrammissioni sull’opera, classificando le varie stesure in questo modo:
· Ridipintura più recente (stato a noi pervenuto) con colorazione rosea degli incarnati e presenza di gocce di sangue realizzate in maniera grossolana di color rosso, perizoma azzurro intenso con profili finiti a porporina, capelli e barba marroni con corona di spine di un verde molto acceso.
· Preparazione pittorica della ridipintura più recente, con colorazione bianco-verde, molto ostinata da rimuovere, stesa su tutta la superficie
· Ridipintura più antica, ben conservata, con un incarnato molto chiaro e gocce di sangue fluenti, perizoma bianco con finitura di particolari in oro e azzurro, barba e capelli di un bruno scuro
· Preparazione pittorica alla ridipintura più antica costituita da gesso e colla con colorazione bianca
· Stesura originale: incarnato roseo di colorazione abbastanza scura, perizoma bianco con decorazione delle bordature a pallini azzurri
· Preparazione pittorica della stesura originale in gesso di colorazione bianca

In occasione del primo sopralluogo della Dott.ssa Isabella Marelli, Funzionaria della Soprintendenza, sono state discusse le prime indagini ed osservazioni sui saggi stratigrafici realizzati, convenendo la scelta di non riportare alla luce lo strato di pellicola cromatica originale data la sua condizione fortemente lacunosa: pertanto si è preferito privilegiare lo strato policromo riferito alla ridipintura più antica, forse cinquecentesca, recuperando particolari peculiari come le gocce di sangue ed il panneggio bianco con profili oro e azzurro, peraltro in uno stato di maggior integrità conservativa.
L’operazione di pulitura e rimozione delle ridipinture è proceduta per gradi e strati rimuovendo inizialmente, la ridipintura più recente, lo sporco grasso e le vernici alterate, mediante l’utilizzo, a tampone, di un solvente chetonico (Metil etil chetone) addizionato in percentuale del 30% ad uno di origine ammidico (Dimetil formammide).
La conseguente asportazione dell’ostinato strato preparatorio, di colorazione bianco-verde, è avvenuta tramite l’utilizzo di un solvente decapante avente come supportante un gel, che ha permesso di agire e rigonfiare tale strato in tempi pre-calcolati. I residui rimasti adesi alla pellicola pittorica riportata alla luce sono stati asportati attraverso l’azione meccanica a bisturi.
In corso d’intervento, nella sopra citata fase di lavorazione, si sono evidenziate vecchie stuccature di origine gessosa, in corrispondenza di crepe e fessurazioni, la più evidente delle quali è risultata quella attraversante il torace del Cristo oltre a quelle delle giunzioni tra braccia e spalle, prontamente rimosse in quanto debordanti e sopra livello rispetto alle effettive mancanze.
Rimossa per le stesse ragioni, anche la toppa in tessuto, coperta da spessa gessatura, che univa la grave fessurazioni presente sull’estremità inferiore del perizoma, risarcita con un inserto ligneo adeso mediante resina epossidica con caratteristiche di ottima resistenza meccanica e stabilità dimensionale. Da notare che in origine era presente comunque una tela (con tramatura più sottile) incamottata a gesso che sopperiva al movimento della fessurazione già evidenziata nel supporto ligneo che col tempo ha ceduto riaprendo la crepa.
Con lo stesso utilizzo di resine epossidiche, ma in forma liquida, attraverso iniezioni, sono state fissate inoltre le braccia al torace.
I tre chiodi della Crocefissione e le parti in materiale metallico (attaccaglia presente sul dorso del Cristo) sono stati trattati con convertitore di ruggine resistente all’attacco degli agenti atmosferici ed impermeabile all’umidità. Le mancanze e crepe dello strato preparatorio sono state risarcite e portate a livello con gesso di Bologna e colla animale.
Il livello di integrazione pittorica delle lacune della cromia, in accordo con la Direzione dei Lavori, è stato realizzato con la tecnica della selezione cromatica con colori ad acquerello per le lacune di maggior dimensione, mentre la tecnica a mimetico è stata adottata per l’integrazione delle micro lacune e per gli abbassamenti di piccole macchie.
La nebulizzazione di una vernice protettiva trasparente leggermente opaca ha quindi concluso le operazioni di restauro nel rispetto della matericità dell’opera.
Sempre in accordo con la Dott.sa Marelli, si è optato per l’eliminazione dell’aureola esistente in quanto non originale e di grezza fattura, mentre per la Croce si è decisa la sostituzione con una nuova, avente dimensioni e caratteristiche simili a quella a noi pervenuta.
In corso di lavorazione si è potuto rilevare invece, l’originalità stilistica del cartiglio applicato alla Croce, inchiodato ad essa mediante due chiodi metallici passanti e visibili anche dal fronte.
Il cartiglio appariva con la tipica scritta INRI in orizzontale offuscata da uno spesso strato di polveri grasse e nero fumo, nonché da evidenti ridipinture.
Dopo aver realizzato tasselli esplicativi per l’identificazione del solvente adatto alla pulitura e alla rimozione di due ridipinture è apparsa l’originale scritta, non più orizzontale ma con andamento verticale suddiviso a gruppi di due sillabe, su fondo bianco con profili in oro zecchino e azzurro.
Le tinte portate alla luce appaiono e corrispondono per affinità di stesura e caratteristica dei toni a quelle ciquecentesche del perizoma del Cristo, ciò attesta con tutta probabilità l’originalità del pezzo.
Alla fase di pulitura è seguito quindi il consolidamento dei sollevamenti presenti tra supporto e preparazione pittorica, attraverso l’utilizzo di una resina acrilica (Acril33) opportunamente diluita, proseguendo poi con la rimozione delle polveri dal retro con pennelli a setole semi-morbide e con l’applicazione di un impregnante insetticida steso a pennello, a protezione dell’attacco da insetti xilofagi.
Il retro è stato protetto infine con la stesura di un mordente color noce e con la successiva applicazione di gomma lacca.
Per quanto riguarda il fronte del cartiglio, ultimata la fase di pulitura, le lesioni principali causate dai fori dei chiodi passanti, sono state risarcite mediante l’utilizzo di resina vinilica addizionata ad un inerte costituito da polvere di legno. Le lacune sono state rifinite poi con gesso di Bologna e colla animale come tutte le altre mancanze presenti.
L’integrazione pittorica è stata realizzata con colori ad acquerello, con la tecnica della selezione cromatica per le parti mancanti di cromia e con la tecnica della selezione oro per le zone mancanti di foglia d’oro.
Infine le micro-lacune sono state integrate a mimetico ed il tutto è stato ultimato e protetto con la nebulizzazione della stessa vernice finale utilizzata per il Cristo Crocefisso.
L’intervento di restauro è stato diretto, per la Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano, dalla Dott.ssa Isabella Marelli, ed è stato eseguito nei mesi compresi tra Ottobre 2006 e Giugno 2007.

Chiesa Vecchia